Prinz Gholam
My Heart is a Poised Cithara (Il mio cuore è una cetra sospesa)
Come si formano gli standard normativi e formali riconosciuti convenzionalmente nel campo dell’estetica e come si può rendere visibile la nostra fascinazione e adesione a questi canoni? A partire da questi quesiti il duo artistico Prinz Gholam, vincitore del premio Roma Villa Massimo 2020-21, ha lavorato a una nuova performance per la sala delle Prospettive Dipinte di Palazzo Altemps a Roma.
Stabilendo un dialogo con le due figure di Ercole ed Esculapio presenti in sala, la performance intitolata MY HEART IS A POISED CITHARA, rivisita i canoni estetici che costituiscono i prototipi di bellezza, perfezione e forza maschile ripetuti nel corso dei secoli dalla statuaria classica. Nelle sequenze di movimenti lenti e calibrati dei Prinz Gholam, sussiste un costante avvicinamento/allontanamento tra i corpi, che innesca percorsi di rottura degli standard normativi, di messa in discussione delle gerarchie iconografiche, e di ripensamento di canoni estetici occidentali.
Nella Sala delle Prospettive Dipinte, a fianco di sculture riprodotte canonicamente nel corso dei secoli, i gesti di Prinz Gholam sono una critica fatta di somiglianze e profonde varianti che si dispiegano in tutte le possibili prospettive che assume il corpo, sia quello dei performer che delle statue. In questo paesaggio anatomico la porta è aperta all’intimità e alle memorie di chiunque stia guardando, ed è in questo spazio che possiamo ritrovarci come collettività in apprendimento e anche in conflitto con il nostro passato storico-artistico.
Il duo artistico, per quasi un decennio, ha sviluppato una pratica performativa che mira a reinterpretare attraverso il corpo le opere più disparate, dai dipinti antichi alle sculture, dall’arte contemporanea ai film e alle immagini dei media. Spesso eseguiti in luoghi storicamente rilevanti, come musei o siti archeologici, i loro lavori agiscono come una forma di mappatura attraverso il movimento, con l’intenzione di svelare come le nostre esistenze siano influenzate da processi di assimilazione culturale e da discorsi che mirano a tracciare una continuità storica con un illustre passato. Dentro lo spazio di Palazzo Altemps le sculture rappresentano le autorità mitologiche. Queste sculture sono prototipi di iconografie ripetute e copiate nel corso dei secoli. Sono simboli di guarigione, forza, bellezza, sono dèi di movimento e velocità. Nel tempo sono diventati fantasie e fantasmi che vengono utilizzati per insistere sulla continuità storica e su standard normativi. Hanno delineato società dall’aspetto simile, perché confermano la certezza di essere in discendenza diretta con qualcosa di eccezionale.
Queste iconografie vengono riprodotte senza considerare la geografia, il tempo, la società e l’individuo. Edifici, colonne, torri, fiancheggiati da bellissime sculture. Qui giace il fascino di fantasie costruite. Il nostro lavoro si manifesta consapevolmente e volutamente sotto l’influenza di questi canoni culturali. Nella performance la nostra attività fisica come due individui contemporanei genera stimoli psicologici e fisici. Solleva domande sull’età, sulla persona, sull’essere educati in un certo modo, sul contesto sociale, sulle origini geografiche o comunitarie. Tutto ciò che abbiamo visto, tutto ciò che abbiamo memorizzato e interiorizzato viene trasformato tramite la presenza umana attraverso i gesti, i tempi e il suono.
Prinz Gholam